Case di Cartone; A House Full of Ideas

[TEAM] Alex White Mazzarella
[LOCAL PARTNERS] Shoot4Change, Case di Cartone
[COLLABORATING PHOTOGRAPHERS] Antonio Amendola, Antonio Marcello, Angela Vicino, Giulia Leporatti, Francesca Conforti
[DATES] JUN 2011

Video by Shoot4Change Director Antonio Amendola;

(Italiano giu / Italian below)
DAY 1 Saturday Artefacting + Shoot4Change team arrived at the homeless shelter “Case di Cartone” (Houses of Cardboad) to catalyze a workshop with the current residents. The tenants ranged in age from 25 to 60 years old… some Italian and others having come to Rome from Poland Morocco and beyond. Some people had just arrived to the shelter while others were more entrenched, having spent months there. The mood was a bit somber when we began to present the activity for the first day… this idea and concept of “la casa” or “the home”. And we Begin!

Yet the response once people were engaged was strong; some drew pictures of the homes of their dreams… a castle with a blue prince, a country home in Rome… an open landscape where one can live alone in peace amongst many many animals! Others depicted their memories… a white church, tree and house which together constituted Pasquale’s memory of his childhood Puglia landscape. Other definitions were more conceptual… with “home” meaning the mother and child to a Moroccan man of 31 yrs. of age, or “unity, peace & love”, words that wrapped around a drawing of a condominium building.

Everyone presented their idea of “home” to the others and while some were reluctant at first, the shelter residents opened up more ad more as time went on. What was originally a silent courtyard space had come to life with curiosity and discussion.

Photos by Shoot4Change photographer Antonio Marcello;


for more photos of the event click here

DAY 2 An NGO that is working to restore a football (soccer) field for a refugee team (Liberi Nantes), had a variety of materials to dispose of. And thanks to Antonio “Emma” and his car and the volunteers at Liberi Nantes, we reclaimed the materials, packing the trunk with plastic tubing, metal, wood, plastic gating etc. and them into the “Case di Cartone”.

Once dinner had finished, we rounded up the shelter residents and took a walk around the neighborhood with plastic cassettes, gathering random waste objects before bringing them back to the shelter courtyard. With the help of volunteers and shelter members, little by little we began putting the pieces together. Many shelter residents watched from a distance until it began to take form, and that’s when the residents started to come a bit closer. The garden, sofa, and even table were constructed as finishing touches and the whole house became a theatre of sorts… with people entering inside to play make - believe… laughing, pretending to have dinner, conversation at the table.

Now we will wait and see if and how the shelter residents continue to work on the “home” or whether it will be left alone. Will there be further response?

The “home” will be erect through the 17th when a music festival will bring outsiders and celebration into the “Case di Cartone”.

click here for the website of our local partner Case di Cartoni and here for the website of our partner Shoot4Change



E così ce l’abbiamo fatta. Il workshop con Alex White Mazzarella, fondatore di Artefacting, presso il Centro di accoglienza per senza fissa dimora, Madre Teresa di Calcutta, con la Casa di Cartone può ritenersi un GRAN successo!

Scusate le lettere maiuscole ma è stata un’esperienza intensa ed emozionante. Artefacting, con S4C e gli amici della Casa di Cartone, hanno fatto “giocare” numerosi senza fissa dimora con la propria creatività. Facendoli confrontare, prima, con l’ “idea” di casa, di abitazione, di struttura, di luogo-contenitore di ricordi, affetti e oggetti.

E poi li hanno convinti (ma c’è voluto molto poco) a realizzare in struttura fisica la rappresentazione delle loro idee.
Un utilizzo straordinario della creatività artistica insita in ciascuno.

In un’intervista, ieri, hanno chiesto a me ed Alex l’importanza dei “beni immateriali primari” (BIP) vis-a-vis la situazione di quasi totale deficit di beni primari da parte di questi “fantasmi”. Ci siamo trovati d’accordo sul ricordare che la nosta cultura occidentale si basa sul perseguimento di ideali, di valori astratti quali la felicità (“la ricerca della felicità”….che grande ispirazione). I beni immateriali nutrono l’anima, la sostengono e, in alcuni casi, l’innalzano ispirando una presa di coscienza e consapevolezza sulla propria situazione. Non è tanto, non è tutto, ma non è poco.

Lo abbiamo imparato, TUTTI, ieri.


“Case di Cartoni” – una casa piena di idee

Costruire insieme spazi fisici e non solo…in un grande gioco di fantasia e collaborazione. È stato questo il filo rosso che per due giorni ha visto la partecipazione ad un vero e proprio “attacco d’arte” degli ospiti del Centro di accoglienza di Roma “Madre Teresa di Calcutta”. Tutto sotto la supervisionaria-visione dell’artista italo americano Alex White Mazzarella, fondatore dell’organizzazione no profit Artefacting Mumbay, che opera in zone del mondo con forte disagio sociale utilizzando l’arte e la creatività. L’amorevole sguardo (fotografico) degli amici di S4c ad accompagnare l’evento. Il workshop si è svolto in due parti, che si sono realizzate rispettivamente sabato 11 e domenica 12 Giugno. La prima progettuale, la seconda operativa.

Nella prima giornata gli ospiti del centro hanno avuto modo di “progettare” la loro casa ideale su carta: e così si sono riversati sui fogli bianchi navi in procinto di salpare, prati verdi, nomi di familiari mai più visti, disegni di mamme e bambini, castelli con tanto di torri smerlate e principi azzurri e poi prati percorsi da strade che prima o poi si rincontreranno, palazzoni condominiali di una qualsiasi periferia del mondo coperti dalle scritte “unità amore e pace…diversi da chi?”, chiese e animali.

Gli ospiti si sono raccontati, a tratti commuovendosi, si sono aperti agli altri ospiti e all’artista mettendo in gioco una parte – forse la più privata – di loro stessi, riportando alla memoria odori di case vissute in passato, nostalgie, speranze. E così ha preso forma un’idea di casa che non è solo luogo fisico ma un accogliente spazio dell’io, un posto sicuro dove non solo conservare oggetti preziosi ma anche accudire i propri cari o aspettare che ritornino.

Il secondo giorno dalle idee si è passati ai fatti. Materiali di riuso (grazie anche all’associazione sportiva dilettantistica Liberi Nantes che ci ha fornito materiale da smaltire), e tanta buona volontà sono stati il cemento e i mattoni per la costruzione di una Casa-opera d’arte, fatta con la collaborazione di ognuno. Una dimora piena di piantine fiori e posti a sedere per tante persone. Un largo contenitore di speranze. Alcuni ospiti, alla fine del progetto, vi si sono “accomodati”, simulando scene di vita quotidiana.

Le persone senza dimora si sono riappropriate, anche se solo per qualche ora, di un concetto a loro negato per definizione: l’abitazione che, è evidente, non è più soltanto uno spazio fisico ma la sede dell’identità. Hanno “addomesticato” uno spazio-mondo ostile, dai contorni incerti, ricreando una superficie dai contorni netti, familiare, usando tutte le risorse creative che sono riusciti ad indagare e a rintracciare.

Tutto si è svolto in una allegra atmosfera di leggerezza e partecipazione, e alla fine il risultato è stato una vera e propria opera d’arte abitata, abitabile, aperta agli avventori, con fiori sui davanzali e panche per fare conversazione. Un luogo fisico e interiore, l’espressione di sogni antichi e ricorrenti, ma di quelli che si ricordano ancora, per fortuna, al risveglio.

Dammi una casa
che non sia mia,
dove possa entrare e uscire dalle stanze
senza lasciar traccia,
senza mai preoccuparmi dell’idraulico,
del colore delle tende,
della cacofonia dei libri vicino al letto.

Una casa leggera da indossare,
in cui le stanze non siano intasate
delle conversazioni di ieri,
dove l’ego non si gonfia
a riempire gli interstizi.

Una casa come questo corpo,
così aliena quando provo a farne parte,
così ospitale
quando decido che sono solo in visita.

Arundhati Subramaniam

Manuela Puntillo